Letture golose

Sulle tracce del Barolo #1 - Introduzione

Novembre 17, 2014
La vendemmia in Fontanafredda

Il Barolo è un vino di successo: cresce il suo prestigio e la sua immagine sui mercati di tutto il mondo; il consumatore da un lato ne apprezza la qualità, dall’altro accetta anche un prezzo elevato per la bottiglia, di fatto la domanda per questo vino è tutta in salita.

Ma il Barolo resta un vino abbastanza sconosciuto e misterioso: sulla sua storia esistono alcuni testi, qualificati autori si sono cimentati con le sue tradizioni, i suoi personaggi e il suo territorio.

Scarsa invece la bibliografia scientifica, sino a qualche anno fa si faceva riferimento a testi dei prof. Mensio e Garino Canina, studi elaborati ai tempi della prima guerra mondiale.

Ora compare qua e là qualche ricerca ed in particolare è quasi giunto a termine l’imponente lavoro coordinato dalla Regione Piemonte e dal Di.Va.P.R.A. di Torino (il Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali dell’Università di Torino, ora DISAFA), unitamente ad un pool di enti, relativo alla zonazione del territorio di produzione del vino Barolo.

Un lavoro complesso ed articolato che di certo arricchirà la conoscenza di questo vino.

L’inizio della Storia

Ben poco si sa, invece, sugli albori del Barolo.

Come inizia la storia?

Come venne vinificato? E da chi e in quali cantine?

Juliette Victurine Colbert - Barolo

Juliette Victurine Colbert – Barolo

Poche le notizie storicamente certe: riprendendo una tradizione orale, alcuni autori riportano che fu una nobildonna di Barolo Juliette Victurine Colbert sposa del marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo a proporre alla corte sabauda di Torino un vino rosso prodotto nelle sue tenute e cantine di Barolo e Serralunga d’Alba.

Gli anni: 1835 – 1845 (nota 1)

Nello stesso periodo due personaggi operarono nella zona di produzione del Barolo e tentarono, ambedue, alcune innovazioni nei processi produttivi: il generale Francesco Staglieno e l’enologo francese Louis Oudart.

Furono presenti sia a Verduno presso il castello acquistato dal Re Calo Albero di Sardegna sia a Grinzane Cavour nelle cascine del conte Benso Camillo di Cavour.

Come riportano Berta e Mainardi nell’imponete Piemonte – Storia regionale della vite e del vino riferendosi alle cantine del castello di Grinzane Cavour “… nell’inventario di inizio anno del 1847 si trovano in cantina sia il vino alla Staglieno sia il vino alla francese”.

Possiamo dire genericamente che intorno al 1830 – 1850 in alcune cantine si ottiene dalla vinificazione dell’uva un vino rosso diverso e particolare.

Se sino ad allora il vino Barolo in Langa era probabilmente ottenuto nella tipologia rosato e dolce, la nuova tendenza fu quella di produrre un vino diverso, secco, con più colore e soprattutto adatto ad un certo invecchiamento.

Gradualmente nasce il capostipite dell’attuale Barolo.

Ciò fu possibile in quanto si pigiava l’uva prima che iniziasse il processo fermentativo e di fatto tutto il processo della vinificazione era più controllato, in particolare le temperature, i tempi di lavoro e il momento della svinatura.

Ciò avvenne sicuramente nella prima metà dell’Ottocento, ma non si può dire altro, il periodo non è facilmente databile.

Inoltre molti storici confondono tra i “vini di Barolo” ovvero un vino prodotto nel comune di Barolo ottenuto con uvaggi diversi e il vino “Barolo” vero e proprio ovvero ottenuto con uve nebbiolo.

Le date storicamente certe e verificabili

1820 – In un manoscritto del conte Giorgio Gallesio di Pomologo Ligure è citato il vino “Barolo” giudicato migliore del “Nizza”. Su questo documento – a mio avviso – resta il dubbio sopraccitato, si riferiva al vino o al paese di Barolo?

1865 – Citazione del vino “Barolo” alla tenuta reale La Mandria. Riteniamo che le uve nebbiolo provenissero dalla “vigna di Barolo” di proprietà del patrimonio privato di Vittorio Emanuele II mentre la vinificazione avvenne nelle reali cantine di Pollenzo. E’ la prima citazione certa del “Barolo”, in quanto il medesimo documento parla anche di “Nebiolo” (nota 2).

1869 – Intervento del parroco di Barolo don Bona. L’auspicio è quello di riservare il nome Barolo solo ai vini prodotti entro le mura del paese.

1869 – Alla fiera di Torino sono premiati con medaglia di bronzo i “Barolo” di Fissore e Debenedetti – produttori in Bra.

1871 – Nel reggio tenimento di Fontana Fredda in Serralunga d’Alba è documentata presenza di “Barolo”. La tenuta è di proprietà del Fondo Real Casa – Patrimonio privato di S.M. Vittorio Emanuele II

1873 – Esposizione internazionale di Vienna – il “Barolo” di Fissore vince la medaglia d’oro. La città di Bra è il maggior centro di produzione di questo vino.

1874 – Sui registri dell’Opera Pia Barolo si scrive chiaramente “Nebbiolo” e “Barolo”. Dove è stato vinificato? Probabilmente nelle cantine della cascina del Pilone in Barolo e nell’agenzia di Serralunga d’Alba.

1880/1885Valorizzazione commerciale del vino Barolo sui mercati italiani ed esteri per merito soprattutto del “valoroso conte Emanuele di Mirafiore”. Era il proprietario della tenuta e delle cantine di Fontanafredda.

Prossimi appuntamenti

Nelle prossime settimane ci immergeremo più a fondo nella storia di questo grande vino.

Con una serie di articoli ne seguiremo le tracce fra antiche cantine, piccoli borghi e colline meravigliose.

Barolo in bianco e nero - foto di Ludovico Caldara

Barolo in bianco e nero

Note dell’autore

(1) A differenza dei grandi vini del mondo il Barolo tarda a farsi conoscere sui mercati mondiali. A Londra nel secolo XVII si beve Claret proveniente da Bordeaux e Florence , quest’ultimo come dice il nome era prodotto sulle colline di Firenze. La felice posizione sull’oceano ha sempre favorito i commerci marittimi di Bordeaux.

L’intuizione e l’intraprendenza di alcuni nobili toscani certamente ha favorito l’ascesa del Chianti. Al Piemonte mancò una nobiltà che intuisse le enormi possibilità del vino: il paragone con i duchi di Borgogna, con l’aristocrazia di Bordeaux è avvilente. Un esempio citato da alcuni autori: L’Inghilterra in guerra con la Francia necessita di vino, suoi emissari chiedono al Piemonte vini rossi, sono convinti della loro qualità, potrebbe essere una buona occasione per fare conoscere i vini di Barolo o altro. Manca una strada per imbarcare il vino, i porti sono a Genova oppure a Nizza.

Niente da fare, ai Savoia interessa altro , il Barolo arriverà a Londra due secoli dopo.

(2) Un elenco di vini presenti nella cantine della tenuta reale La Mandria di Torino è un bellissimo esempio di confusione (visto ovviamente con l’ottica odierna). Sta scritto: vino di Barolo 1865 , poi nebiolo di Fontanafredda 1865 , poi nebiolo di Barolo 1865-66-67. Frasi interessanti : chissà con quali criteri i cantinieri hanno stabilito quale nebbiolo andava bene per il Barolo di Sua Maestà e quale nebbiolo si doveva utilizzare per il Nebbiolo di Fontanafredda.

Crediti foto: Barolo in bianco e nero – Ludovico Caldara

Tutti gli articoli della serie “Sulle tracce del Barolo”

Sulle tracce del Barolo #2: a Barolo

Sulle tracce del Barolo #3: fra Serralunga e Verduno

Sulle tracce del Barolo #4: fra Pollenzo e Grinzane Cavour

Sulle tracce del Barolo #5: a Fontanafredda

Sulle tracce del Barolo #6: Alba e Bra