Letture golose

Freschezza, acidità e condensa: i bianchi autoctoni per l'estate

Luglio 22, 2022
Vino bianco

Per gran parte della sua storia questa parte del Piemonte era completamente isolata: le persone trascorrevano la loro vita nei piccoli paesi di Langa e Roero, con un flusso di arrivi e partenze quasi del tutto inesistente.

Qui il turismo non era un interesse, non dava nè soldi nè cibo da mangiare, e il vino, prodotto il più delle volte con il capriccioso Nebbiolo, non usciva dai confini regionali. Ciononostante, la nebbia umida del mattino e le giornate più fresche lo rendevano un gran posto per lo sviluppo e la crescita delle uve autoctone.

Oggi la situazione è diversa, il nome di questo territorio si allarga nel mondo dei wine lovers conquistando vette prima inesplorate. Nebbiolo, Barbaresco e Barolo sono sulla bocca e nel calice di tutti.

Ma cos’è che beviamo d’estate, quando i rossi corposi ci attendono al fresco della sera? Cosa riempie i nostri calici nelle giornate di Luglio, quando dopo il duro lavoro al sole ci sediamo a godere delle nostre colline?

Ecco una lista dei fedeli compagni delle calde giornate di Langa, i vini bianchi autoctoni che solleveranno locali e turisti con un tocco di acidità o freschezza.

Arneis

Forse la più conosciuta tra le uve bianche della zona.

Un nome parecchio discusso, che deriva da Renesio (una località di Canale) a detta di alcuni, e che per altri significa “mascalzone” in piemontese, anche detta la vigna difficile.

crediti foto tenutacarretta.it

Le sue origini sono invece certe, legate ai colli sabbiosi del Roero. Un tempo a rischio di estinzione, questo vitigno ha fatto ultimamente un gran ritorno.

L’Arneis del Roero ha ottenuto la DOC nel 1989 e la DOCG nel 2006: i consumatori hanno imparato ad apprezzare i suoi caratteristici aromi di albicocca e pesca.

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Nascetta

La varietà bianca Nascetta è stata documentata per la prima volta più di 140 anni fa.

Il nome “Nascetta” fu coniato da Giovanni Gagna, un enologo piemontese del XIX secolo; erroneamente, egli credeva che l’uva fosse legata alla sarda Nascu. La corretta pronuncia è Nas-cetta, con la “e” muta alla francese.

crediti foto civiltadelbere.com

La sua personalità spazia dalle qualità di pepe/erbe/agrumi quando raccolto più acerbo a stili tropicali in versioni mature; in entrambi i casi è un vino dalla buona mineralità.

L’altro segno distintivo dell’uva Nascetta è che è estremamente resistente all’ossidazione: lasciare una bottiglia aperta, anche per alcuni giorni, pare non abbia effetti collaterali.

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Favorita

La Favorita è stata a lungo associata al Vermentino ligure.

Nel 1964, il Ministero dell’Agricoltura italiano stabilì che c’erano abbastanza differenze tra gemme, grappoli e foglie dei due vitigni per classificarli ufficialmente come separati.

I vini di uve Favorita sono conosciuti per le loro intense note di pera e una buona dose di acidità, dovuta alla tarda maturazione dell’uva.

È un vino che si contraddistingue per eleganza e delicatezza: si dice infatti che fosse il “favorito” di Rosa Vercellana, meglio nota in piemontese come la Bela Rosin, dapprima amante e in seguito moglie morganatica del re Vittorio Emanuele II di Savoia. Da qui ne deriverebbe il nome.

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Moscato

Il Moscato, utilizzato per produrre il Moscato d’Asti DOCG, è diventato quasi un fenomeno culturale negli ultimi tempi.

La domanda è aumentata, con i consumatori alla ricerca di un vino più dolce, più delicato e con una bassa gradazione alcolica.

Grazie al suo prezzo relativamente basso, le note delicate, fruttate e floreali e la dolcezza impareggiabile, questo vino è perfetto per un brindisi pomeridiano sotto al sole.

L’aromaticità del bouquet rapisce qualsiasi tipo di palato.

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Erbaluce

L’Erbaluce è un’uva da vino bianco originaria del Piemonte, probabilmente risalente all’epoca romana.

Oggi è prodotto quasi esclusivamente nella piccola area di Caluso, ed è infatti tipicamente conosciuto come “Erbaluce di Caluso“.

erbaluce - eventi

Si tratta di un’uva estremamente acida, dalla bassa rendita e con la tendenza a diventare fortemente astringente.

Quando il frutto viene raccolto molto maturo i vini ricordano la mela, sia nel naso che nel gusto: per questi motivi, una delle sue massime espressioni è in versione passito.

Grazie alla sua spiccata acidità, invecchia bene in bottiglia.

Timorasso

Realizzato con l’omonimo vitigno, il Timorasso vanta più corposità e complessità rispetto a molti bianchi italiani: non è certo il classico bianco leggero da sorseggiare come aperitivo.

crediti foto gamberorosso.it

Quando giovani, questi vini conquistano con seducenti profumi floreali e di albicocca, e con un caratteristico sapore di mela dalla spiccata acidità.

Con l’avanzare dell’età acquisiscono una complessità minerale e nascono note di frutta secca, mandorle e miele con un equilibrio armonioso.

Un bianco che è interessante seguire nell’evoluzione: c’è da chiudere gli occhi e perdersi in assaggio nell’unione tra freschezza e corpo.

E poi, un tuffo nelle bollicine…

Per non lasciare nessuno a bocca asciutta citiamo, tra i tanti, i “nostri” tre metodi classici:

Roero Arneis DOCG For You Spumante Metodo ClassicoDemarie: un metodo classico brillante, solare e luminoso. Si avvertono al naso sentori floreali ed al tempo stesso fruttati che ricordano ginestra, camomilla, pesca ed albicocca. Questi tipici sentori dell’Arneis, sono seguiti dall’aroma di pane e lieviti. Il sapore è secco, gradevole e piacevolmente armonico.

Spumante Brut Metodo ClassicoBattaglino: perlage sottile e vellutato, profilo aromatico con note floreali di sambuco e biancospino che donano delicate sfumature di freschezza del frutto, tra agrumi e frutta gialla con note di erbe aromatiche. Il sorso propone freschezza e frutto con un finale persistente, raffinato e armonioso.

Spumante Brut Metodo Classico Tre matoteCà Neuva: solo 1000 bottiglie prodotte per lo spumante brut “Tre matote”. Di buona armonia, con una buona sapidità, elegante e con note molto raffinate. La gradazione è di 12° e il colore è giallo chiaro. Eccellente come aperitivo, durante il pasto si accompagna molto bene con i primi e le fritture. Noi consigliamo una temperatura di servizio intorno ai 10-11 gradi.

Per fare un cenno agli abbinamenti usiamo il metodo per ”stagionalità” e abbiniamo tutto cio’ che in bocca ci regala freschezza.

Le note acide faranno da padrone e accompagnate da intensità e corpo leggero ci offriranno combinazioni di gusto da cielo stellato.